Italiano all’estero e Green Pass, un rebus. Nissoli: “Il Governo risolva le disfunzioni”

ROMA – Oggi, a Montecitorio, il Governo ha risposto ad un’interpellanza urgente dell’onorevole Fucsia Fitzgerald Nissoli (nella foto), deputata di Forza Italia eletta in Nord e Centro America, sulle criticità legate al Green Pass per chi ha fatto la vaccinazione all’estero, sia per i vaccini riconosciuti dall’Ema che per quelli non riconosciuti. “Una risposta che ritengo non soddisfacente – commenta la parlamentare ‘azzurra’ – perché non è entrata nei problemi cercando di individuare possibili soluzioni limitandosi a descrivere la situazione di fatto”.

Nell’interpellanza, l’onorevole Nissoli sottolineava che “numerosi cittadini italiani residenti all’estero e in possesso dei requisiti per richiedere la validazione in Italia delle vaccinazioni ricevute stanno riscontrando ancora diverse difficoltà nell’ottenere il Green Pass. Non essendo stata percorsa la strada di attribuire ai consolati italiani il ruolo di mettere in regola i vaccinati all’estero, i nostri connazionali devono rivolgersi all’Asl territoriale di competenza che provvede alla registrazione della vaccinazione – o dell’avvenuta guarigione – sul fascicolo sanitario, prima che possa essere generato il cosiddetto Authcode, che consente di stampare il Certificazione verde COVID-19. Secondo quanto a conoscenza dell’interpellante, ancora elevati sono gli intoppi burocratici fra Ministero ed alcune Aziende sanitarie ragionali, tali da generare ritardi ben oltre il tollerabile tra il momento della consegna della documentazione e l’effettivo rilascio del Green Pass”.

Nella stessa richiesta al Governo, la parlamentare italo-americana evidenziava anche che “altre criticità sono state segnalata dai cittadini che sono stati sottoposti ad immunizzazione con il preparato Covishield inoculato in India (e diffuso in India, Nepal, Bhutan, Sri Lanka, Maldives, Bangladesh) o AstraZeneca in Australia e che non sono riusciti ad ottenere la certificazione verde COVID-19. Si tratta di vaccini AstraZeneca in tutto e per tutto, ma non chiamandosi Vaxzevria non compaiono nell’elenco approvato dall’Ema e nell’ordinanza ministeriale. Stante quanto riportato da organi di stampa, la Commissione europea, investita dal problema evidenziato da diversi Paesi, ha ricordato che, pur avendo l’Ue approvato un elenco contenente i soli vaccini riconosciuti dall’Ema, gli Stati membri possono decidere autonomamente se accettare anche vaccini approvati nell’Emergency Use Listing dell’Organizzazione mondiale della sanità, come è il caso del Covishield. Di tale facoltà, ad ora, hanno fatto ricorso quindici Paesi membri dell’Unione”.

Inoltre, “vengono segnalate criticità per l’ottenimento del Green Pass da parte di quegli italiani che hanno ottenuto la prima dose vaccinale all’estero, pur prevedendo la circolare ministeriale il rilascio del Green pass anche in tale circostanza” e “restano ancora esclusi dalla possibilità di ottenere il Green Pass numerosi cittadini italiani residenti in numerosi altri Paesi extra UE, in cui abbiano ricevuto la somministrazione dei vaccini approvati dall’Ema o nei quali le immunizzazioni siano state effettuate con vaccini tipo SputnikV e Sinovac non ancora riconosciuti dalle nostre autorità responsabili della farmacovigilanza. Per molti di loro, quindi, anche le nuove disposizioni non risolvono il problema dell’equiparazione al Green pass delle certificazioni attestanti la loro vaccinazione, totale o parziale”.

L’onorevole Nissoli chiedeva dunque quali iniziative (il Governo italiano) intenda mettere in essere per minimizzare le criticità (…); quali interlocuzioni siano in atto con le autorità sanitarie e governative dei paesi extra-Ue in cui risiedono connazionali iscritti all’Aire, al fine di ampliare l’elenco degli Stati di cui l’Italia riconosce l’equipollenza delle loro certificazioni vaccinali con il nostro green pass e  quali iniziative intenda mettere in atto per colmare il vuoto normativo che ancora resta per i molti casi di cittadini italiani residenti all’estero vaccinati – anche parzialmente – con preparati ad oggi non riconosciuti dall’Ue, ma che – in ogni caso – hanno sviluppato una risposta anticorpale facilmente identificabile attraverso test sierologici e che, stante le attuali conoscenze, non possono sottoporsi ad ulteriore ciclo vaccinale con altro prodotto”.

La risposta del Governo, però, è stata evasiva. “Pertanto – conclude la parlamentare – ho sollecitato il Governo stesso a lavorare concretamente per risolvere le disfunzioni che ci sono all’atto pratico per ottenere il Green Pass italiano per chi si è vaccinato all’estero e vuole utilizzarlo in Italia”.