Passione per il giornalismo

TORONTO – Sono stato incoraggiato a scrivere un breve articolo “stimolante” sull’essere reporter: a suggerirmelo è stato un membro di un’organizzazione giornalistica. Ho pensato: quale momento migliore di adesso per raccontare le mie esperienze? In questo modo, forse, posso ispirare alcuni dei nostri associati nei media. 

La mia passione come giornalista-reporter risale ai tempi delle scuole elementari, quando riportavo fatti di attualità davanti alla classe. Mi è sempre piaciuto esprimermi e lottare per ciò che è giusto ed equo. E sono sempre stato consapevole che quello del giornalista non è un lavoro redditizio, ma questo non mi ha impedito di perseguire la verità. In alcune parti del mondo, un giornalista può essere rapito, torturato o addirittura ucciso. Nel mio vecchio paese, le Filippine, durante la legge marziale è diventato pericoloso essere un giornalista.

La mia passione mi ha portato in posti inimmaginabili, alcuni anche rischiosi, ma mi ha anche spalancato porte che mai mi sarei aspettato si aprissero per me. Quando i miei colleghi mi hanno chiesto quale sia stato il momento più importante, finora, del mio viaggio come giornalista-reporter, dichiaro con orgoglio di essere stato nell’ufficio ovale della Casa Bianca e sulle montagne filippine durante la legge marziale: sono stato “infiltrato” sia fra i ribelli che fra i soldati governativi durante le loro operazioni. Mi fanno i complimenti per questo. Ci sono molti giornalisti veterani che non l’hanno sperimentato.

Essere un giornalista-reporter ha migliorato il mio ruolo nella comunità etnica. Sono un leader della comunità, un uomo d’affari e sono fortemente coinvolto nei tre livelli di governo in politica. Ogni ruolo si completa a vicenda, soprattutto nell’incontrare diversi tipi di persone. Ricordo che una volta mi fu chiesto, all’ingresso di un evento a cui ero invitato, se ero lì come giornalista o leader della comunità. Rispettosamente ho risposto che avrei potuto essere lì in qualunque ruolo avrebbero voluto che fossi.

Non mi considero un reporter di prim’ordine del calibro dei media mainstream, ma ho avuto, come si suol dire, “la fortuna degli irlandesi” (in Inglese: “the luck of the Irish”, espressione che risale ai tempi della corsa all’oro in Nordamerica, che vide molti irlandesi arricchirsi – nota del traduttore), quando ho avuto la possibilità di incontrare i Capi di Stato degli Stati Uniti, del Canada e di altri Paesi.

Un vantaggio marginale dell’essere con i media è partecipare gratuitamente agli eventi e talvolta ottenere gli stessi diritti degli altri ospiti paganti. Una volta, mentre ero a New York, ho assistito al concorso di Miss Universo. I biglietti erano esauriti. Ho tentato la fortuna di partecipare all’evento utilizzando il mio pass. Ecco, ho potuto entrare gratis. Ho visto e riferito sul concorso e mi è piaciuto guardare Miss Canada e Miss Filippine. La ciliegina sulla torta è stata il conduttore, Bob Barker, il mio preferito. Più tardi mi sono “ricompensato” con un piatto di bistecca alla fiorentina con tutti i contorni.

Questa non è l’unica cosa che voglio condividere con i nostri lettori e amici. Voglio anche aggiungere che come giornalista guadagni rispetto e fiducia. Ricordo che una volta un rispettabile medico della comunità mi chiese se potevo provare su strada la sua Mercedes Benz noleggiata. E nel farlo mi ha chiesto un ulteriore favore, cioè se potevo andare a prendere Lea Salonga, la vincitrice del Tony Award e Miss Saigon. Per me è stato un momento di grande orgoglio vedermi affidata quell’auto ma anche la responsabilità di prendermi cura di una ospite illustre.

Ricky Castellvi con Lea Salonga

Avendo legami con la politica, ho avuto il privilegio di essere amico di alti funzionari, ottenendo biglietti gratuiti per pranzi o cene del valore di $ 750-$ 1.500. Non è la somma di denaro che conta di più; piuttosto, alcuni degli eventi erano cene di Stato di leader di Paesi stranieri in visita. E sedermi “gomito a gomito” con alti dignitari è stata per me un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. E mi ha aperto delle porte. Sono stato nominato membro del consiglio dell’Immigration and Refugee Board (IRB) canadese dal Primo Ministro Jean Chrétien, con il compito di ascoltare le richieste dei rifugiati e di determinare se tali affermazioni fossero credibili o meno. Essendo lì e avendolo fatto, ho ottenuto numerosi premi.

Ricky Castellvi fra Kathleen Wynn e John Tory

Questo è stato il mio viaggio, finora. E non vedo l’ora che arrivino altri eventi nella mia vita, eventi che ispirerebbero me ed i miei colleghi a cercare la verità ed a rivelarla.

Traduzione in Italiano  (dall’originale Inglese/Filippino su www.cnmng.ca)  a cura di Marzio Pelù

Nelle foto in alto, Ricky Castellvi con il primo ministro canadese Justin Trudeau e con l’ex presidente degli Usa, Joe Biden; nelle altre foto, lo stesso Castellvi premiato dell’ex premier dell’Ontario Kathleen Wynn e dall’ex sindaco di Toronto John Tory e con Lea Salonga, vincitrice di un “Tony Award” e “Miss Saigon”