L’addio a Corrado, veterinario italiano in Australia dal 1969

MELBOURNE – E’ scomparso il 23 novembre scorso a Melbourne, dove dal 1969 viveva ed esercitava la professione di medico veterinario, il dr. Corrado Cimati (nella foto, con la moglie Gina). Era nato a Paganica (L’Aquila) nel 1935, il prossimo gennaio avrebbe compiuto 87 anni. Dai sessantenni in su tutti a Paganica lo ricordano per la sua corporatura atletica, l’altezza superiore alla media di allora, la giovialità, il sorriso pronto e quel suo fascino da attore cinematografico, invero mai tentato sul set ma che tanto piaceva alle donne della sua età e anche alle altre. 

Dopo il liceo Corrado aveva raggiunto Parma per seguire gli studi universitari presso la facoltà di veterinaria nell’ateneo della bella città emiliana, laureandosi poi con il massimo dei voti e lode con una tesi sulla “Insufficienza polmonare cronica, relatore il prof. Italo Vaccari”, come riferiva il cronista del quotidiano il Tempo nella pagina aquilana, dando peraltro notizia che, forte del brillante esito degli studi, al dr. Cimati era stato subito offerto dalla società Pellsbury Company un lavoro di consulenza per prodotti zootecnici nelle province abruzzesi e in quelle di Rieti e Terni. Corrado aveva lavorato con successo in quella società, ma aveva poi trovato un altro soddisfacente lavoro a Roma, sempre nel medesimo campo professionale ma nel settore della farmaceutica, con promettenti traguardi di carriera. Tuttavia quel che gli piaceva, e che gli aveva fatto scegliere gli studi in una prestigiosa università, era la veterinaria, ma non di ristretti orizzonti. Fu così che nel 1969, fresco di matrimonio con Gina, la compagna della sua vita, decise di emigrare. Un antesignano, indubbiamente, dell’attuale emigrazione che vede partire dall’Italia per il mondo fior fiore di laureati e ricercatori.

S’imbarcarono Corrado e Gina per l’Australia – per loro fu anche il viaggio di nozze – arrivando dopo quaranta giorni di navigazione a Sydney, dove nelle aree interne del New South Wales lo zio Adriano, fratello di suo padre Arnaldo, aveva una “farma” su un vasto appezzamento di terreno. Dopo un breve periodo di ambientamento presso lo zio, Corrado si spostò presto a Melbourne, dove trovò una nutrita comunità abruzzese e molti paganichesi. Non essendo valido il titolo di studio italiano iniziò a lavorare in diversi settori, prima di laurearsi di nuovo in veterinaria in una università del luogo, ricalcando il corso di studi che aveva seguito a Parma.

Del suo corso, all’esame di laurea, Corrado fu il più brillante. Tanto che gli venne presto assegnata una Clinica veterinaria statale dove operò per diversi, fin quando decise di realizzare la sua aspirazione: aprire un suo studio veterinario. Lo aprì in una bella casa in stile vittoriano, con ampio giardino intorno, che acquistò in una zona residenziale della città, ristrutturandola opportunamente ad abitazione e al pian terreno ambulatorio veterinario. Vi ha esercitato la professione, con la collaborazione in segreteria di sua moglie Gina, fino all’età di 81 anni, finquando non ha deciso di andare a riposo chiudendo lo studio, anche perché i figli Adrian e Samantha avevano scelto altre strade professionali.

Corrado ha sempre mantenuto un forte rapporto con la famiglia a Paganica, con le sorelle Rina e Silvana, e con il fratello Vittorio, scomparso prematuramente nel 1989 all’età di 51 anni. Alimentava il rapporto con telefonate periodiche per avere notizie della famiglia e di Paganica, per rinfrescare nel ricordo le antiche tradizioni, anche culinarie. Anzi, frequenti erano le richieste di antiche ricette di famiglia che egli replicava intorno ai fornelli. Un legame con le radici che si estrinsecava anche in una quota del suo giardino di casa, che egli aveva convertito ad orto, laddove coltivava ortaggi e legumi per le esigenze familiari, talvolta con sementi che in qualche modo si faceva arrivare da Paganica, come le famose e tipiche varietà di fagioli.

Nell’agosto del 2005 andai in Australia con una tournée culturale (Sydney, Canberra, Melbourne, Hobart) guidata dal presidente dell’Associazione Musica per la Pace dell’Aquila, Giuseppe Leuzzi, con il Coro Cappella Ars Musicalis diretto dal M° José Maria Sciutto. Quando arrivammo a Melbourne approfittai per andare a far visita a Corrado e Gina, nella loro bella casa. Mi accompagnarono in macchina due amici paganichesi, che vivono anch’essi a Melbourne, Silvio Moro ed Emidio Rossi. Fu un bel pomeriggio di ricordi e di aggiornamenti sulle vicende della terra natale. Ci rivedemmo poi la sera seguente nel grande salone dell’Abruzzo Club, uno dei tre sodalizi abruzzesi nella metropoli australiana. Il Coro vi tenne un apprezzatissimo concerto, mentre in veste istituzionale io portai il saluto della Municipalità aquilana. Fu una magnifica serata culturale, una grande emozione conclusa con una conviviale, durante la quale incontrai altri paganichesi – Tonino De Paulis, Pasqualino Iovenitti, Marino Ciuffetelli – e tanti altri emigrati dell’Aquilano.

Conviviale all’Abruzzo Club

Stimato, apprezzato per schiettezza ed autenticità nelle amicizie, Corrado Cimati ha lasciato un segno significativo nella comunità italiana di Melbourne, abruzzese in particolare. Come un forte segno aveva lasciato a Paganica, nella sua comunità d’origine. Anche perché sin da giovane aveva dato segno del suo ingegno multiforme, non solo negli studi. Suo padre Arnaldo, ad inizio estate e fino all’autunno inoltrato, tirava fuori dal ricovero le sue macchine agricole. Si iniziava con la trebbiatura dei frumenti, orzo e grano, mettendo in tour la trebbiatrice con il trattore Landini testa calda, con il suo possente tuono scoppiettante, davvero uno spettacolo. La squadra dei lavoratori a servizio delle macchine, di cui Corrado e Vittorio erano parte, facevano il giro delle aie dapprima a Paganica, quindi nei paesi del circondario, a trebbiare le oppie (cumuli di covoni) di grano e orzo.

Poi s’andava nei paesi dell’alto Aterno, Montereale e dintorni, dove il raccolto maturava più tardi, fino ad agosto inoltrato. Finita la stagione della trebbiatura nel grande ricovero-garage, già scuderie del Palazzo ducale e trent’anni fa restaurate come Centro civico, rientrava la trebbiatrice ed usciva una straordinaria macchina spigolatrice di granturco: una vecchia Mercedes che Arnaldo aveva adattato, privandola dell’abitacolo e montando sul telaio la macchina spigolatrice azionata dal motore dell’auto. Tutto Arnaldo aveva realizzato con le sue creative capacità meccaniche. Davvero bella quella macchina, con i fari a lanterna e quel lungo muso verde sempre tirato a lucido. Si finiva praticamente in ottobre a sgranare il granturco, girando per le aie dov’era steso a seccare. Cominciava, nel frattempo, l’aratura dei campi per prepararli alla semina dei frumenti, in novembre, o per le nuove coltivazioni in primavera. C’era poi anche il mulino di proprietà, sempre in funzione, sulla statale verso il Santuario d’Appari e il Gran Sasso, dove s’andava a macinare il grano e il mais, per ricavarne le relative farine.

In tutte queste faccende meccaniche Corrado, che si manteneva libero dagli studi da giugno a settembre nei mesi di maggiore impegno, era magna pars nella conduzione del lavoro, insieme al dominus, suo padre Arnaldo. Finita la stagione dei raccolti nei campi l’impresa familiare avviava l’attività di norcineria, da novembre fino ad aprile. Si preparavano salsicce, salumi vari, prosciutti, pancette e guanciali, ed ogni altra genuina specialità propria della lavorazione del maiale. La famiglia Cimati aveva un norcino sopraffino, Settimio, che curava la preparazione delle carni, mentre tutti della famiglia erano addetti ai lavori di assistenza, che tanta ce ne vuole nella macellazione. Ogni anno un rosario di maiali macellati, uno dopo l’altro, alimentavano la catena produttiva di salumi di finissima qualità e sapori. Donna Esilde, la moglie di Arnaldo, nell’attiguo negozio al piano terra di casa Cimati, nei pressi della Chiesa Madre e della piazza principale del paese, con la spiccata gentilezza e grazia che la connotavano, provvedeva a commerciare quelle leccornie agli affezionati clienti di tutto il circondario.

Un’altra attività impegnò Corrado prima di partire per l’Australia. Impiantò nei pressi del borgo di San Giacomo, a qualche chilometro da Paganica, un innovativo allevamento avicolo, polli e galline uovaiole, che avevano l’acme dell’occupazione, specie per le sorelle Rina e Silvana, quando dalle macchine incubatrici migliaia di pulcini nascevano e dovevano essere accuditi, prima di poterli avviare tutti alla vendita. Sembrerà singolare questo ricordo bucolico di Corrado Cimati, delle sue occupazioni prima dell’emigrazione. Credo che se potesse conoscerlo o leggerlo da lassù, in fondo ne sarebbe lieto. Egli ha infatti avuto per il mondo agricolo e la società contadina un’attenzione particolare, un grande amore, fonte di quella cultura autentica donde ha tratto quei valori umani portati con sé fino al continente oceanico.

Goffredo Palmerini