CORRIERE CANADESE / Preoccupazioni e futuro incerto: economia e lavoro raggiungono la Sanità

TORONTO – Economia, lavoro e Sanità. Sono questi tre temi le principali preoccupazioni dei canadesi secondo l’ultimo sondaggio della Nanos, un’indagine demoscopica che ci regala un’istantanea diversa rispetto a quella del recente passato. Negli ultimi due anni, complice ovviamente la pandemia di Covid-19, la Sanità è sempre stata la prima e incontrastata preoccupazione dei cittadini con un distacco abissale rispetto a tutto il resto. 

Nell’ultimo sondaggio, invece, si è assistito a una netta inversione di tendenza, con la Sanità che rimane comunque in prima posizione al 15,8 per cento (il mese scorso era al 20 per cento), e con l’economia e i posti di lavoro – accomunati in un’unica voce – che salgono al 13,5 per cento, rispetto al 12,3 del mese scorso. Siamo, in sostanza, in piena parità statistica, laddove cioè la distanza è minore rispetto al margine d’errore, quantificabile nel 2-3 per cento. Ma a corroborare questa tendenza contribuisce anche la terza preoccupazione dei canadesi, almeno secondo il sondaggio della Nanos, che è comunque intimamente legata all’economia e al lavoro: si tratta dell’inflazione, che raggiunge il 10,1 per cento. A seguire troviamo l’ambiente (9,1 per cento), la sicurezza nazionale (5,1 per cento), il debito (3,6 per cento), il costo delle case (3,3 per cento), e poi via via il cambiamento di governo, la libertà di espressione e la paura della guerra, tutte tematiche con percentuali marginali.

Il quadro che ci fornisce la Nanos rispecchia fedelmente le tendenze dell’ultimo periodo. Da un lato nell’ultimo anno i canadesi hanno subito la crescita fuori controllo dell’inflazione, con l’aumento del costo della vita e in particolare dei prodotti che compongono il cosiddetto carrello della spesa.

Solo negli ultimi mesi abbiamo assistito a un rallentamento della corsa verso l’alto dei prezzi, e questo grazie anche all’aggressiva politica monetaria inaugurata da Bank of Canada nel marzo del 2022. Il continuo rialzo del tassi d’interesse da parte della Banca Centrale ha avuto però delle conseguenze anche sul portafoglio dei canadesi, perché di pari passo con l’aumento del tasso di sconto c’è stata la crescita dei mutui a tasso variabile e delle altre forme di prestito creditizio del denaro. In definitiva, rispetto a un anno fa i canadesi devono fare i conti con un costo della vita maggiore e con mutui più alti. Cala, di conseguenza, il potere d’acquisto delle famiglie, che molto spesso devono fare ricorso al debito.

A conferma di come la situazione finanziaria complessiva delle famiglie canadesi abbia subito un lento ma inesorabile deterioramento arriva un secondo sondaggio, questa volta realizzato dalla Ipsos, nel quale si mette in luce come i canadesi siano costretti a tirare la cinghia a tal punto da dover rinunciare completamente alle vacanze. Il 24 per cento del campione degli intervistati ammette che non farà alcuna vacanza quest’anno proprio per via dell’inflazione e delle incertezze finanziarie, mentre il 62 per cento rivela che ha intenzione di ridimensionare la propria vacanza: cambia la durata quindi e anche la destinazione, che per forza di cose dovrà essere più economica.

Insomma, non proprio il massimo, dopo le restrizioni provocate dalla pandemia di Covid-19 e il bisogno di recuperare il tempo perduto.