Partorisce in carcere a 17 anni con l’aiuto delle agenti penitenziarie

PONTREMOLI (Massa Carrara) – Ha partorito in carcere, a soli 17 anni, aiutata dalle agenti di polizia penitenziarie che si sono improvvisate ostetriche. Ed è andato tutto bene: la ragazzina sta bene, la neonata – una bimba di ben 3 chili e 200 grammi – pure. Una bella storia, a lieto fine, fra le mura dell’Istituto penale minorile femminile di Pontremoli, borgo in provincia di Massa Carrara, che ospita prevalentemente ragazze di origine straniera.

È la notte fra lunedì e martedì quando la giovane ospite della struttura, incinta, presumibilmente di ventisei settimane (stando a quanto riferito dalla ragazza appena arrivata in carcere domenica, ma probabilmente la gravidanza era più avanzata), inizia ad avere i tipici dolori del travaglio.

Dopo i primi momenti di difficoltà – la ragazza è straniera, non parla la lingua italiana e, inizialmente, si pensa ad un mal di pancia – le agenti di turno intuiscono che si tratta di qualcosa di più importante anche perché la ragazza inizia a piangere e gridare dal dolore.

A quel punto, le si rompono le acque e tutto si fa chiaro: sta per partorire, evidentemente in netto anticipo rispetto al previsto. Le agenti chiamano il 118 ma non c’è tempo da perdere e, nell’attesa dell’arrivo dei medici, aiutano la ragazzina a partorire, invitandola a respirare e spingere forte. La bambina esce, viene avvolta in una coperta ed è subito fra le braccia della giovane mamma. Pochi istanti dopo, arrivano i medici del 118. La mamma sta bene e la bambina appare sana e robusta: 3,200 Kg.

La ragazza, scortata dalle agenti, viene portata  all’Ospedale di Massa, dove il primario del reparto di Ginecologia si  complimenta, per la prontezza dell’intervento, con le due agenti che poi si sono prese cura della giovane mamma e della nuova nata sino all’arrivo alla struttura ospedaliera.

È la prima volta che si registra un parto all’interno del carcere di Pontremoli. L’istituto penitenziario è l’unica casa di reclusione esclusivamente femminile d’Europa (tutti gli altri istituti sono hanno anche la sezione maschile) ed è nato come “esperimento” finalizzato a favorire il reinserimento delle giovani ospiti nella società offrendo loro opportunità nel mondo del lavoro in un ambiente “protetto” come quello del borgo lunigianese dove infatti alcune delle ragazze, dopo aver scontato la loro pena, hanno trovato un’occupazione. Alcune di loro hanno poi deciso di rimanere a vivere nella provincia di Massa Carrara. Chissà se la giovane madre farà la stessa scelta, dopo l’esperienza vissuta a Pontremoli.

Nelle foto, tratte dal sito web del carcere minorile di Pontremoli, due immagini della casa di reclusione