CORRIERE CANADESE / Strage in Nova Scotia: “RCMP poteva evitarla”. Chiesto lo stop alle armi

TORONTO – Massacro in Nova Scotia: un rapporto inchioda l’RCMP alle sue responsabilità, elencando una lunga serie di omissioni della Royal Canadian Mounted Police in occasione della strage che vide la morte di ventidue persone nell’aprile del 2020. 

La Mass Casualty Commission (MCC) era stata incaricata dal governo federale di redarre un rapporto dettagliato sulle tredici ore di assoluta follia di Gabriel Wortman, l’uomo – un insospettabile dentista benestante – che tra il 18 ed il 19 aprile del 2020 mise a segno la più grave strage nella storia del Canada. La sequenza temporale degli eventi dell’inchiesta, determinata attraverso interviste, cartelle cliniche e prove forensi – alcune delle quali trovate dalla popolazione – è stata presentata ufficialmente ieri (per leggere l’intero rapporto, cliccare qui) e ricostruisce nei minimi dettagli la dinamica dei fatti.

L’uomo uccise le sue prime 13 vittime nell’area di Portapique, nell’arco di 45 minuti, la notte del 18 aprile, trascorsa sparando ed appiccando incendi. Vestito come un agente di polizia, alla guida di una replica perfetta della vettura dell’RCMP da lui stesso costruita, Wortman continuò a “seminare” la polizia fino al giorno successivo, il 19 aprile, quando uccise altre 9 persone, tra le quali una agente dell’RCMP caduta nel conflitto a fuoco finale con il killer, a sua volta ucciso da un altro agente.

Dopo mesi di udienze pubbliche, ore di testimonianze e migliaia di pagine di prove, il rapporto finale della Mass Casualty Commission redatto dai commissari J. Michael MacDonald, Leanne Fitch e Kim Stanton è pieno di aspre critiche alle azioni dell’RCMP prima, durante e dopo la tragedia. Dall’inizio della strage, scrivono i commissari, l’RCMP non è riuscita a riconoscere l’importante ruolo dei resoconti dei testimoni oculari sul campo a Portapique la notte del 18 aprile. “In particolare, l’RCMP ha ignorato le informazioni provenienti dai membri della comunità di Portapique secondo cui l’autore stava guidando un veicolo RCMP”. Informazioni che, recita il rapporto, non sono state trasmesse agli agenti di polizia che hanno risposto nelle ore successive, né alla popolazione.

I commissari notano che molti residenti di Portapique, compresi alcuni di quelli uccisi, “si sono messi in pericolo nei loro tentativi di garantire la sicurezza dei loro vicini”, mentre lasciavano le loro case per indagare sugli incendi e le esplosioni che avvenivano nella comunità.

Il rapporto afferma che l’RCMP ha “sottovalutato” il ruolo dei membri della comunità ed i loro resoconti di testimoni oculari, che non solo avevano identificato l’uomo armato, ma avevano anche fornito descrizioni della sua perfetta replica della vettura RCMP.

Stando al rapporto, l’RCMP aveva ricevuto tre chiamate ai servizi di emergenza a Portapique la notte del 18 aprile, mezz’ora dopo il primo omicidio. Ma “le lacune nelle informazioni acquisite e condivise da chi risponde alle chiamate con chi è di pattuglia erano il risultato di politiche e pratiche inefficaci dell’OCC (Operational Communications Center)”.

Inoltre, i comandanti dell’RCMP non sarebbero riusciti a stabilire un contenimento sufficiente dell’area di Portapique, poiché l’assassino è fuggito dall’area utilizzando una strada sterrata accidentata vicino ad un campo di mirtilli. E ci sono state grosse lacune anche nell’informazione ai cittadini del pericolo che stavano correndo con un killer in circolazione: secondo il rapporto, infatti, “l’RCMP non era preparata su come informare al meglio i membri della comunità ed eseguire un’evacuazione su larga scala di civili da una zona ‘calda’ mentre c’era una minaccia attiva”. “Un fallimento significativo”, scrivono i commissari, “nell’attuare la priorità di preservare vite”.

Nemmeno un messaggio di avviso è mai stato diffuso alla popolazione: secondo la Commission, “Alert Ready sarebbe stato il miglior strumento disponibile per avvertire la popolazione”. Non solo. Le informazioni rese dalla convivente dell’assassino, Lisa Banfield, che indicavano che Wortman stava guidando il suo finto veicolo RCMP, sono arrivate agli investigatori intorno alle 7.30 di domenica 19 aprile ma l’RCMP non ha informato la popolazione di questo fatto, e del fatto che Wortman indossasse quella che sembrava un’uniforme della polizia, fino alle 10.17, quando ha postato l’informazione su Twitter: questo ritardo di ore, secondo il rapporto, ha “privato” gli abitanti dell’opportunità di proteggersi. “(RCMP) si è mossa lentamente per trasmettere informazioni chiave”, scrivono i commissari, “ed i loro sforzi sono stati spesso troppo pochi, troppo tardi”. Quelle informazioni chiave, affermano i commissari, non sono state condivise in modo rapido od accurato dagli ufficiali in comando in Nova Scotia od il quartier generale nazionale, o con altri soccorritori attivi nella provincia.

Ma le omissioni riguardano anche le fasi successive alla strage. I commissari sottolineano infatti i fallimenti sia della polizia che del governo provinciale nel fornire alle famiglie informazioni tempestive e servizi di salute mentale adeguati dopo i fatti. Le conseguenze, scrivono, sono state “un deficit sanitario ed un’emergenza sanitaria pubblica”.

Infine, i commissari criticano duramente i vertici dell’RCMP per aver trascurato di rivedere le azioni delle forze armate all’indomani della tragedia. “Più di due anni dopo l’evento”, scrivono, “la leadership dell’RCMP ha fatto ben poco per valutare la sua risposta alla sparatoria di massa più grave nella storia del Canada”. In poche parole, pur sapendo di aver sbagliato, l’RCMP continua a perseverare nell’errore di mantenere invariato un sistema che, evidentemente, non funziona.

Trudeau: “È evidente che qualcosa va cambiato”. MCC: “Armi da vietare”

“È evidente che qualcosa va cambiato”: il primo ministro Justin Trudeau ha commentato così il rapporto finale della Mass Casualty Commission (MCC) sulla strage della Nova Scotia. “Ci prenderemo il tempo per comprendere adeguatamente le raccomandazioni, le conclusioni e le opportunità che la Commissione ci ha proposto di cogliere. Non c’è dubbio che ci debbano essere dei cambiamenti, e ci saranno, ma ci prenderemo il tempo per sistemarli”, ha aggiunto Trudeau.

Sono ben 130 le raccomandazioni – la metà delle quali indirizzate ad una riforma radicale dell’RCMP – contenute nel rapporto della Commissione, che discute anche della necessità di cambiamenti in merito al possesso di armi da fuoco ed al contrabbando transfrontaliero di armi e munizioni in Canada.

La Commissione raccomanda di modificare il codice penale per vietare tutte le pistole semiautomatiche, i fucili semiautomatici ed i fucili che scaricano munizioni a fuoco centrale o possono accettare caricatori staccabili con capacità superiore a cinque colpi, nonché di vietare l’uso di un caricatore con più di cinque colpi.

Il rapporto si è anche schierato dalla parte di chi critica il sistema nazionale di allerta pubblica di emergenza, l’Alert Ready. I commissari hanno infatti scritto che la responsabilità di allertare il pubblico deve essere spostata da un fornitore privato.

Attualmente, il sistema è gestito da una società con sede in Ontario che possiede il software e lo gestisce – appunto – per conto del governo federale.

I commissari raccomandano che tutti i livelli di governo conducano una revisione degli allarmi pubblici per determinare come il sistema Alert Ready possa essere riformato per soddisfare la responsabilità legale di avvertire le persone delle emergenze.