Per le imprese italiane
c’è un futuro in Canada
“Ampio spazio in tutti i settori”

ROMA – Cari imprenditori italiani, tenete d’occhio il Canada perché è lì che, con le mosse giuste, sarà possibile raccogliere molto appena terminerà l’emergenza-coronavirus. Parola di Paolo Quattrocchi, che dal 2017 dirige il Centro Studi Italia-Canada, una istituzione da lui fondata che sostiene il dialogo e promuove la conoscenza reciproca tra Italia e Canada attraverso l’organizzazione di eventi e lo studio nei settori dell’economia, della società, della scienza e della cultura.

In una lunga realizzata da Carmelo Cutuli e pubblicata dal magazine Formiche.net (potete leggerla qui: Esportare in Canada. Ne parliamo con Paolo Quattrocchi, direttore del Centro Studi Italia-Canada), l’esperto di diritto commerciale e societario dà una serie di “dritte” agli imprenditori italiani interessati ai nuovi mercati oltreconfine e fornisce dati interessanti.

“Prima di presentarsi al mercato canadese è necessaria una seria e adeguata preparazione, farsi accompagnare da un business plan completo, inclusa la pianificazione fiscale, avendo approfondito la conoscenza del Paese, del mercato locale e delle sue regole. Non devono mancare innovatività e competitività. Diversamente, non si verrebbe presi in considerazione. Ma una volta entrati nel mercato, il Canada può dare davvero molto”, spiega Quattrocchi (nella foto) nell’intervista, sottolineando che “la ripresa rappresenterà una grande occasione. Gli imprenditori italiani potrebbero approfittare di questo momento di stasi forzata per valutare e preparare il proprio ingresso nei mercati internazionali. Il Canada, non diversamente da altri Paesi, sta vivendo un forte rallentamento che, tenuto conto dei tassi di crescita avuti fino al 2020, non potrà che essere seguito da un forte rimbalzo. Lo spazio per le aziende italiane è ampio e riguarda tutti i settori nei quali tradizionalmente le nostre aziende già intervengono”.

Uno spazio che negli ultimi anni si è allargato grazie al CETA, l’accordo di libero scambio fra Unione Europea e Canada che favorisce import ed export fra il Paese nordamericano e quelli europei. L’interscambio commerciale ha infatti “generato un attivo in continua crescita fino al 2019. Il 2019 – spiega Quattrocchi nell’intervista – si è chiuso con un export dell’Italia di 9,5 miliardi di dollari canadesi, in crescita del +5,2%, anche a fronte di uno sviluppo significativo delle importazioni dal Canada di +4,2% e un valore di 3,2 miliardi di dollari canadesi. Purtroppo, nei primi dieci mesi del 2020, minato dalla crisi pandemica, le esportazioni sono diminuite dell’8% (7,3 miliardi di dollari), comunque una differenza minore rispetto alla caduta delle importazioni dal mondo attestata al 12% e addirittura al 13% dalla UE”.

Naturalmente il settore che ha retto meglio alla crisi è stato “l’agroalimentare italiano, le cui esportazioni delle preparazioni a base di cereali e di farine sono addirittura cresciute del 27%. Inoltre, è grazie all’accordo CETA che le esportazioni di formaggi italiani hanno registrato un incremento del 18%. Il CETA ha infatti aumentato del 247% il contingente importato esente da dazio doganale e ha aperto la quota ai venditori”.

Ma c’è un altro settore made in Italy che si sta affermando con forza in Canada: la farmaceutica. “I medicinali italiani – rivela Quattrocchi – sono il prodotto più esportato in Canada. Altri prodotti emergenti del nostro export verso il Canada sono gli autoveicoli, i prodotti di ghisa, ferro e acciaio, il rodio greggio, la rubinetteria, i macchinari per imballaggio, gli ingranaggi, le parti di turboreattori per l’industria aeronautica, le turbine a gas, le macchine per la lavorazione della pasta, della carta e del cartone e le macchine per la lavorazione del marmo e della pietra”.

Tornando all’agroalimentare, le aziende italiane che stanno “dando l’esempio” ultimamente sono Barilla e Lavazza. Barilla ha ufficializzato meno di due mesi fa l’acquisizione della storica azienda canadese Catelli Dry Pasta per 165 milioni di dollari canadesi (107 milioni di euro). L’accordo comprende anche i relativi marchi Catelli, Splendor e Lancia e lo stabilimento di Montreal, in Quebec. Lavazza ha acquisito nel 2017 l’80% del capitale di Kicking Horse (azienda canadese leader nel segmento del caffè) e “nel 2019 – sottolinea Quattrocchi – ha registrato € 2,2 miliardi di ricavi, +18% rispetto al 2018, il 70% dei quali realizzato all’estero”.

Ed è proprio dedicato a Lavazza il prossimo evento organizzato dal Centro Studi guidato da Quattrocchi: il webinar “Il caso Lavazza – Canada” (nella foto in alto), in programma giovedì 18 marzo alle ore 18,  dedicato alla crescita esponenziale nel Paese nordamericano del marchio italiano che in Canada cresce a doppia cifra e prosegue la propria strategia di espansione all’estero (il link per iscriversi: https://www.centrostudi-italiacanada.it/articles/news_from_canada_webinar_il_caso_lavazza_canada-223)

Il webinar è una tante iniziative promosse dal Centro Studi e rientra nell’ambito della rubrica periodica “News from Canada” che è dedicata alle imprese che vogliono operare in Canada e che offre aggiornamenti sulle novità anche di carattere giuridico, oltre ad ospitare importanti aziende italiane attive sul mercato canadese. Una vera e propria “guida” agli investimenti in Nordamerica.