CORRIERE CANADESE / Kuné: il mondo in un’orchestra globale. Nuovo album sull’emergenza climatica

TORONTO – Kuné significa “Insieme” in Esperanto, la lingua creata dall’oftalmologo di Varsavia Ludwik Lejzer Zamenhof nel 1887, che intendeva creare un “mezzo” universale per la comunicazione internazionale. Quindi, quale parola (e linguaggio) migliore per nominare un’orchestra composta da elementi provenienti da ogni angolo del mondo?

Cina, Iraq, Cuba, Perù e Burkina-Faso sono alcuni dei Paesi di provenienza dei dieci musicisti immigrati dell’orchestra, completati da un metis-canadese che “chiude il cerchio”, visto che il gruppo ha base in Canada. Toronto, per la precisione: una delle città più multietniche del mondo.

Ma la specialità della band non finisce qui: gli undici artisti suonano gli strumenti tradizionali dei loro Paesi di origine, strumenti che non vengono spesso suonati insieme sul palco, come il Tar, il Dizi, il Cajon e lo Ngoni. E anche i testi, nelle parti vocali, sono nelle loro lingue, come il Francese, il Portoghese, l’Arabo, il Persiano, il Greco, il Turco e il Djoula (la lingua del Burkina Faso).

Insieme, i membri di Kuné compongono, arrangiano ed eseguono musica che onora le loro radici culturali e crea connessioni con gli altri attraverso la curiosità, la sperimentazione, il dialogo.

L’orchestra è stata creata al Royal Conservatory of Music nel 2016 a Toronto. Oltre cento musicisti hanno risposto alla chiamata per le audizioni e solo una dozzina di essi è stata selezionata per entrare a far parte dell’ensemble. Hanno lavorato insieme componendo, imparando e provando.

Il gruppo doveva essere un progetto a breve termine che mettesse in mostra il talento dei musicisti immigrati che vivono a Toronto e riunisse diverse tradizioni musicali in un rispettoso dialogo musicale. Ma dopo un’esibizione di debutto alla Koerner Hall, il collettivo è stato avvicinato da diversi presentatori, che poi lo hanno portato a esibirsi in festival come Sunfest, Hillside e Ness Creek in Canada, teatri come il National Music Centre in Alberta, il National Arts Centre di Ottawa, e ad avviare collaborazioni con sinfonie come la Winnipeg Symphony Orchestra.

Dopo tutta questa visibilità, il gruppo è stato invitato a registrare un album al Banff Center for the Arts e nel 2018 il primo album dei Kuné, omonimo, è stato pubblicato dalla Universal Music Canada.

Nel 2019 il gruppo ha fatto il suo primo tour internazionale negli Stati Uniti, suonando in luoghi come il Drom a New York, Utah, Maine e Pennsylvania. Tra il 2019 e il 2020, Kuné ha sviluppato e presentato una suite di quattro composizioni chiamata “Universal Echoes” che includeva nuovo materiale, composto all’interno del gruppo, e con immagini fornite dagli artisti indigeni Jason Baerg e Santee Smith. Nel 2019, Kuné ha anche potuto realizzare arrangiamenti sinfonici delle composizioni originali e le ha eseguite con la Winnipeg Symphony Orchestra e la Kitchener-Waterloo Orchestra.

Nel 2021 i Kuné diventano un collettivo indipendente e registrano un nuovo album, pubblicato qualche settimana fa nel 2023 da LulaWorld Records.

“In questa nuova tappa – spiegano i musicisti – ci sforziamo di onorare le nostre sfaccettate identità musicali e la complessità delle nostre storie di musicisti immigrati”.

Ma c’è di più: l’album, intitolato “Universal Echoes”, tratta temi ambientali. “Sversamenti di petrolio, deforestazione, estrazione illegale: queste attività stanno devastando la foresta pluviale amazzonica. E la canzone ‘Earth I’ è un lamento per la distruzione della foresta più grande del mondo e dei suoi custodi indigeni”, dicono i musicisti. “La siccità causata dai cambiamenti climatici sta trasformando in deserti i terreni agricoli un tempo ricchi del Medio Oriente. ‘Acqua II’ parla del prosciugamento di fiumi come l’Eufrate, che attraversa Turchia, Iraq e Siria”.

Sono nati e cresciuti in diverse parti del mondo: e le vite degli undici membri di Kuné sono state, tutte, influenzate dal cambiamento climatico. “Che si tratti di sfollamenti causati da guerre o malattie dovute all’inquinamento, tutte le nostre vite sono state toccate da queste crisi. Fare musica insieme è il modo in cui affrontiamo queste calamità”, dicono.

“L’album ‘Universal Echoes’ è una testimonianza del potere di una visione pluralistica del futuro, in cui le risposte innovative provengono da un profondo impegno per la cultura tradizionale e un’apertura al dialogo e alla trasformazione”.

Dopo cinque anni di lavoro insieme e di conoscenza reciproca, il suono e l’essenza di Kuné sono diventati più forti e radicati. Nel tempo, l’ensemble ha costruito solide relazioni che sono ponti tra le molte culture musicali ricche e diverse che avrebbero potuto incontrarsi solo in un posto come Toronto: un mondo nel mondo.

SITO WEB: www.kuneworld.com

Ecco i componenti dell’orchestra, con Paese di origine e strumento suonato: Ahmed Moneka, darbuka e voce – Iraq; Aline Morales, percussioni e voce – Brasile; Demetri Petsalakis, chitarra e oud – Grecia; Alyssa Delbaere-Sawchuk, violino – Canada; Dora Wang, dizi, xiao e flauto alto – Cina; Salif “Lasso” Sanou, voce, djembe, n’goni, peul flute e tama – Burkina Faso; Luis Deniz, sax alto – Cuba; Matias Recharte, batteria e percussioni – Perù; Paco Luviano, contrabbasso e basso elettrico – Mexico; Padideh Ahrarnejad, tar – Iran; Selcuk Suna, voce, clarinetto e sax tenore – Turchia.

Nelle immagini qui sopra e in alto, l’orchestra Kuné al gran completo (foto di Zahra Saleki)